9 – Orestino

 

Per la numero nove ho utilizzato ancora il cipresso relativamente alle fasce e al fondo; si tratta però di un cipresso particolare che non proviene dalle normali fonti; quello utilizzato per l’Amira n. 6 era stato acquistato da Rivolta, ma questo mi è stato regalato, ancora sotto forma di tronco, dall’amica Maria che l’aveva fatto tagliare un paio d’anni fa nella sua tenuta in Toscana, presso Torre del Lago.

Lo scorso inverno mi è arrivato un mezzo tronco del diametro di circa 40 cm. e lungo un metro che ho prontamente portato al laboratorio dell’amico Mario per la lavorazione con le sue strumentazioni di precisione; fatti gli opportuni scarti abbiamo tagliato alcune fette della giusta misura per farne delle fasce e dei fondi.

Nel mio laboratorio di Mornico ho iniziato a lavorare a una nuova chitarra, la numero nove, che ho voluto dedicare al mio nuovo cane, Oreste di Ca’ San Marco, un cucciolo di pastore tedesco arrivato in casa nostra il 19 gennaio scorso, a due mesi di età; Molly, alla quale avevo dedicato la numero tre, ci ha lasciato lo scorso mese di ottobre dopo oltre sette anni di compagnia affettuosa e Orestino (così si chiama la nuova chitarra) ci ha riportato la gioia di una tumultuosa presenza pelosa.

Mario mi ha comunque fornito il resto dei legni necessari: un piano armonico del 2008, un manico in cedrella con relativo tallone e una tastiera in ebano; controfasce, peones, filetti, zocchetto, catene e raggiere provengono dalle mie scorte di laboratorio; il ponticello è un ulteriore ricordo dell’amico Federico Cavagna e la rosetta è di mia produzione.

Per la lavorazione me la sono presa piuttosto comoda; tra giugno e agosto ho dedicato alla costruzione solo qualche ora a spizzichi e bocconi, neanche tutti i giorni, nel caldo dell’estate mornichese; piano piano è però uscita dalla forma una bella chitarra di colore chiarissimo, che con tutta calma ho rifinito e carteggiato accuratamente; a fine agosto ho proceduto alla lucidatura a gommalacca.

Con il mese di ottobre sono ritornato a frequentare settimanalmente il laboratorio di Mario al quale ho portato il nuovo lavoro da vedere; stante il fatto che si tratta di uno strumento interamente costruito nel mio piccolo laboratorio di campagna (l’unico – ancorchè importantissimo – apporto del macchinario di precisione di Mario è stata infatti la calibratura di delle fasce, del fondo e del piano armonico) le critiche non sono mancate, ma si è trattato unicamente di dettagli estetici; l’importante è che la costruzione, le misure, gli spessori e le procedure siano stati rispettati.

Il giudizio finale è stato quindi positivo: c’è sia la voce che l’intonazione; il tempo e l’utilizzo potranno solo migliorare il prodotto; ho lasciato riposare la Orestino per qualche tempo mentre mi dedicavo a un nuovo strumento; a dicembre ho terminato la lucidatura e ho rettificato la tastiera; ho portato la nuova chitarra in una vacanza invernale di tre settimane in Corsica, dove ho suonato a lungo per “svegliare” i legni e “aprire” il suono.