Un’amica di lunga data, nel sistemare la casa vuota dell’anziana madre di recente passata a miglior vita, ha trovato in un armadio una vecchia chitarra dentro una custodia di plastica ormai irrigidita dal tempo, tanto da rendere problematica l’estrazione dello strumento.
Una volta venuta alla luce, la chitarra ha mostrato la sua veneranda età e il nome del liutaio che l’ha costruita; il cartiglio sul fondo porta – sormontata dalla firma autografa – la scritta: Pietro Gallinotti – liutaio – fece in Solero – Alessandria (Italia) anno 1949.
Lo strumento era in condizioni proprio bruttine: il ponticello era interamente scollato e penzolava dalle corde, il piano armonico e il fondo presentavano profonde crepe per buona parte della lunghezza e la vernice era opaca e in alcuni punti scrostata.
L’amica mi ha chiesto se fosse fattibile un restauro della chitarra e, soprattutto, se ne valesse la pena; il nome Pietro Gallinotti mi era noto, trattandosi di uno dei più rinomati liutai del secolo scorso e del quale avevo letto la biografia nel libro “Il legno che canta” dell’Enciclopedia della Chitarra.
Il Gallinotti (1885 – 1979) in oltre mezzo secolo di attività ha prodotto strumenti di grande pregio, prendendo spunto dai maestri spagnoli del passato e puntando sulla semplicità e sulla linearità delle forme; le sue chitarre hanno una voce limpida, dolce e persistente.
Da parte mia, dopo avere assicurato l’amica sulla assoluta opportunità dell’intervento di restauro, ho assunto l’incarico con entusiasmo, contando sulla supervisione dell’amico e maestro Mario Rubio, che in ogni occasione mi ha assistito con la sua competenza e la strumentazione professionale di cui è dotato il suo laboratorio.
Al fine di intervenire sulle vistose crepe presenti sia sul piano armonico che sul fondo, ho dovuto provvedere a scollare quest’ultimo, operazione delicata che richiede mano ferma, tempo e pazienza; una volta trovato il punto per inserire una spatola sottile, ho scaldato il legno con un soffio d’aria calda inserendo nella cavità qualche goccia di alcol in modo da ammorbidire la colla e staccare il legno del fondo dalle controfasce; sono rimasto sorpreso nel constatare che il filetto nero che contornava il fondo non era di legno, bensì di un materiale plastico che, sotto il getto d’aria calda, tendeva a sciogliersi; ho trovato strano che più di settant’anni fa un maestro liutaio utilizzasse la plastica (o forse la bachelite) per i suoi lavori.
Comunque, una volta aperto lo strumento ho potuto constatare che l’inattività di anni aveva fatto sì che il legno si muovesse forzando le catene e le raggiere all’interno, provocando crepe e fratture di vario tipo; le tre catene del fondo si erano parzialmente scollate, la più lunga presentava una frattura longitudinale, con il conseguente appiattimento delle due tavole del fondo.
Anche una delle raggiere incollate sul piano armonico presentava una lunga frattura, conseguente ad una crepa della tavola, che ha reso necessaria la sua sostituzione; ho così provveduto a sostituire anche le catene del fondo, sagomandole in seguito, mantenendo le misure e gli spessori originali.
Una volta ripristinata la bombatura del fondo con le nuove catene, ho riparato le crepe incollando alcune strisce di cedrella – a vena orizzontale in contrasto alla vena verticale del fondo – spessa un millimetro e larga un centimetro su ogni singola frattura. Per quanto riguarda le due lunghe fratture del piano armonico ho dovuto invece agire diversamente; per chiudere lo spazio largo in alcuni punti anche due millimetri ho usato uno stucco composto da colla alifatica Titebond e licopodio, una polvere biancastra fine come cipria che si ricava dalle spore delle felci e viene normalmente usata come rimedio naturale per le piaghe da decubito; viene invece utilizzata in liuteria per comporre uno stucco per il legno chiaro in quanto non scurisce quando la colla si compatta asciugandosi, come invece avviene per la polvere di abete. Dopo avere riempito le due vistose crepe delle tavola, ho proseguito incollando, come per il fondo, analoghe strisce di cedrella.
Per reincollare il fondo ho approfittato della maestria e delle esperte mani del maestro Rubio, che ho anche immortalato nell’azione; il riposizionamento del fondo a contatto con fasce e controfasce è infatti un’operazione delicata che richiede grande precisione, soprattutto per incastrare senza errori nè forzature i terminali delle catene negli alloggiamenti predisposti.
Abbiamo poi fresato il fondo lungo tutto il perimetro per eliminare l’esistente filetto di materiale plastico e creare un alloggiamento per un nuovo filetto in legno scuro.
Questo è stato l’ultimo atto della collaborazione del Maestro in questo restauro; da lì ho proseguito da solo, portando lo strumento nel mio laboratorio di Mornico Losana per gli ultimi dettagli, la carteggiatura e la lucidatura, un lavoro tutto in discesa, ma che ha richiesto ancora diverse ore di impegno.
Dopo una opportuna carteggiatura con carte abrasive di grana diversa (dalla più grossa dell’80, che porta via tutto il materiale superfluo, a quella più fine del 600, che rende il legno liscio come seta) ho constatato che fasce e fondo avevano perduto il colore originario in molti punti, un po’ a macchia di leopardo e si è resa necessaria una pennellatura con un impregnante che ho scelto color noce per essere più vicino all’originale.
Il piano armonico è stato invece semplicemente carteggiato per togliere l’eccesso di stuccatura oltre ad alcuni graffi e segni vari dovuti all’uso negli anni; a completamento ho incollato saldamente il ponticello, dopo averlo accuratamente carteggiato sul fondo con l’apposita dima per ridargli la dovuta bombatura.
Un’accurata lucidatura a tampone di gommalacca decerata con tre differenti diluizioni ha alla fine completato l’opera.
Le meccaniche originali che avevo smontato all’inizio del lavoro sono state ripulite, oliate e rimontate in sede; ho anche provveduto a raddrizzare un paio di palette che nel tempo avevano subìto qualche colpo e, dopo un paio di giorni, ho rimontato le corde e la Gallinotti d’epoca ha ritrovato la sua voce, una voce dolce ma potente e lunga, che migliora di giorno in giorno.
–=oOo=–